Un’altra prospettiva

L’anno scorso a quest’ora stavamo organizzando il nostro 40° compleanno,
come oggi stavo a casa, tentavo di scrivere la ‘ricetta’ della nostra realtà come se fosse quella di un dolce.
Ingredienti:
Più di 1000 persone in Accoglienza dal 1979
Abitare la città a partire da 70 comuni della provincia
Riduzione dello spreco ogni giorno 24h su 24h
Riuso da 40 anni con dedizione
Riciclo da 22 anni consecutivi
Autogestione Q. B.
Ambiente a 360°
Un pizzico di pazzia
Preparazione:
Prendere 6 giovani ragazzi sognatori, in cerca di una speranza per il futuro, per creare lavoro, integrando altri giovani in condizioni di marginalità.
Unire una buona dose di interesse per l’ambiente, il riciclo e, perché no, il riuso.
Mescolare il tutto affinché oggetti e persone trovino una seconda vita.
Amalgamare bene persone diverse per etnia, estrazione sociale e credo religioso, fino ad ottenere un impasto che lieviterà fino a creare un composto soffice e delicato, accogliente al punto giusto.
Dopo la lievitazione si osserverà una compagine composta da soci, dipendenti, inserimenti al lavoro e volontari…
Cucinare a fuoco lento per 40 anni, quei 6 diventeranno 200.
Guarnire a piacimento con un pizzico di pazzia.
L’ingrediente segreto?
La responsabilità condivisa con la cittadinanza che crede nella ricetta e continua a donare ciò che non usa più.
Un racconto breve, sintetico, calato nel quotidiano, che voleva in 10 secondi raccontare chi siamo…
Chi avrebbe mai pensato che oggi sarei stata qui a raccontarvi cosa bolle in pentola?
Oggi non siamo più né dei giovani ragazzi, né in 6!
Siamo cresciuti, maturi, alcuni quest’anno sono andati in pensione.
Abbiamo la responsabilità di 200 persone che vivono grazie a quei cittadini che condividono i nostri valori, grazie ai committenti e ai collaboratori che credono nel nostro servizio onesto e di qualità.
Chi avrebbe mai pensato che proprio ora, dopo 40 anni, quando finalmente l’Europa ci vede come un modello da replicare, quando ci viene riconosciuto il merito di quei primi visionari, i precursori della preparazione per il riutilizzo, chi avrebbe immaginato che proprio adesso ci saremmo dovuti guardare negli occhi per capire come ripartire?
Vi chiederete: ‘Che problema c’è?’ Qualche problemino di coscienza in effetti c’è, ad esempio ci chiediamo se vogliamo veramente alimentare lo sfruttamento a cui vengono sottoposti gli spedizionieri in questo momento storico, la velocità cronometrata alla quale devono sottostare.
Ci stiamo chiedendo appunto come riusciremo a rimettere in circolo i beni da riusare, se dovremo farlo noi? Come riusciremo a consegnare la merce e se consegnarla in bicicletta anziché in auto. Ci stiamo chiedendo fino a dove riusciremo a consegnare con i nostri mezzi, solo nel territorio vicentino o anche fuori?
L’usato è una materia unica nel suo genere: i prodotti sono completamente diversi tra loro, non si sa mai cosa arriverà e quanto arriverà, la catalogazione è quindi molto più complessa rispetto alla merce nuova, dove i prodotti sono standardizzati, e soprattutto i nostri prodotti hanno prezzi così bassi che il solo pensiero di metterli online viene vanificato nel momento stesso in cui si visualizzano costi e ricavi.
La preparazione per il riutilizzo è una materia ancora sconosciuta ai più e in Italia non viene riconosciuta, vuol dire che tutto il personale impiegato per seguire il processo da rifiuto a bene non viene retribuito da nessuno.
Cooperativa Insieme è riuscita a valorizzare questa operazione fino ad oggi, perché è nella nostra politica sostenere alcune attività con il guadagno di altre, solo per il loro ‘senso’, anche se sappiamo bene che quest’ultime non produrranno profitto.
Ti sei mai chiesto come mai una tazzina da caffè usata costa 1 euro come quella nuova confezionata che trovi sugli scaffali dei supermercati?
Perché ha un ‘valore’, che facciamo sempre molta fatica a spiegare al cliente quando alla cassa ci chiede uno sconto.
Ha il valore del recupero, il valore di averla splendente sullo scaffale senza aver emesso CO2, senza produrre nulla di nuovo, senza aver sfruttato lavoratori ma anzi di aver incluso i più fragili in percorsi dove il lavoro è il vero strumento educativo, quella tazzina contiene in sé il valore di aver rispettato l’ambiente e le persone, ha il valore che tu cittadino che mi stai leggendo le hai dato!
Donandola sapevi perfettamente che un operatore di Insieme l’avrebbe selezionata, pulita, prezzata e esposta affiancando una persona in difficoltà.
Mentre facciamo questo umile lavoro, restiamo in ascolto.
Restiamo vicini a chi lavora con noi: sono persone che arrivano da vite difficili, fragili, che cercano la loro strada anche se sono grandi.
Arriviamo puntuali, sperando che il nostro compagno arriverà ad alzarsi dal letto, ad affrontare la vita, speriamo che ce la farà a fare la strada per venire a lavorare, perché il giorno prima ci siamo scambiati una promessa:
gli avevamo raccontato cosa avremmo dovuto fare il giorno seguente e gli avevamo affidato la responsabilità di aiutarci a vicenda per portare a termine il nostro compito quotidiano.
Alle volte si aspetta il proprio compagno tutta la giornata e non arriva, allora il lavoro che avresti dovuto fare in due lo fai da sola.
Controlli se è arrivato un suo sms, lo chiami, se non risponde avvisi l’equipe educativa dell’assenza, a loro volta i colleghi avvisano i servizi sociali coinvolti nell’accompagnamento dell’inserimento lavorativo, speri che domani sarà un altro giorno e magari lo affronterà in modo diverso.
Come un educatore, visto dal tuo compagno a volte come un fratello, una madre o un padre, ti preoccupi di cosa gli sia successo, perché alle volte, spesso, tra una tazzina e l’altra ti racconta di lui, della sua infanzia, dei suoi sbagli, di quello che ha sempre sognato per il suo futuro.
Mentre lo ascolti ti chiedi se sei al posto giusto.
Chi di noi non ha mai sbagliato?
Chi di noi non è mai stato fragile?
E’ un attimo essere al di qua o al di là di un baratro.
In questo periodo così delicato per tutt* è più facile capirlo, vero?
Ci ritroviamo a non poter nemmeno riabbracciare nostra madre, perché magari abita fuori comune, figuriamoci sentire come sta il nostro compagno;
lui che prendeva una boccata d’aria quando usciva dalla casa circondariale per venire a lavorare.
Siamo persone, nonostante tutti nostri sbagli, meritiamo tutt* una seconda possibilità.
Nonostante tutto, nonostante questa situazione ci stia mettendo in difficoltà, non vogliamo perdere i nostri valori, non vogliamo omologarci, vogliamo chiedere a te, che hai sempre scelto l’usato, il riciclo, il riuso per scelta o necessità, a te, che quando vieni in cooperativa Insieme magari lo fai per curiosità, per scambiare due chiacchiere, a te, che ci frequenti da tanto e che sai che tra i commessi c’è sempre qualcuno di ‘nuovo’, con la sua storia, che magari non ha sempre voglia di rispondere nel modo corretto…
Cosa ti aspetti dalla nostra realtà?
Come vorresti che diventassimo?
Come ti sentiresti ancora parte del nostro movimento circolare e rivoluzionario?
Pensieri… di una socia di Cooperativa sociale Insieme