L’america di Trump
con Guido Moltedo,
giornalista, direttore di Ytali.com
e autore di saggi sugli Stati Uniti.
Isolazionista, protezionista, “sovranista”; anzi no – o, forse, sarebbe meglio dire: ma anche? -, interventista, neoliberista, “globalista”… Per molti, un ciarlatano, uno sbruffone. Che però incarna la speranza di tanti che si sentono esclusi dal “sistema” e che vogliono sentirsi dire proprio le cose che il presidente va dicendo; non importa di quante capriole, piroette, bluff egli si renda protagonista.
Ritagliandosi addosso il mito dell’imprenditore “venuto-su-dal-niente”, che è “altro” rispetto alla politica e per questo inviso ai partiti tradizionali, con l’occhio costante ai sondaggi ed un grande fiuto per gli umori profondi di chi l’ha votato, il presidente aizza l’opinione pubblica contro l’establishment, i burocrati, i migranti, gli islamici, gli ambientalisti… E, come da convenienza, in politica estera può trasformare gli “amici” in “nemici” nel tempo che impiega a scrivere un tweet. Mentre annuncia misure drastiche ed interventi epocali – dal muro alla frontiera con il Messico alla cancellazione dell’Obamacare, dal vertiginoso aumento delle spese militari ai tagli fiscali per le imprese -, senza fare i conti con il Congresso e la Federal Reserve. Riuscirà a far tornare “grandi” gli USA, come promesso? Per ora, l’importante per lui è che a questo “sogno” dai forti connotati reazionari credano in molti, dentro e fuori gli Stati Uniti.
Ritagliandosi addosso il mito dell’imprenditore “venuto-su-dal-niente”, che è “altro” rispetto alla politica e per questo inviso ai partiti tradizionali, con l’occhio costante ai sondaggi ed un grande fiuto per gli umori profondi di chi l’ha votato, il presidente aizza l’opinione pubblica contro l’establishment, i burocrati, i migranti, gli islamici, gli ambientalisti… E, come da convenienza, in politica estera può trasformare gli “amici” in “nemici” nel tempo che impiega a scrivere un tweet. Mentre annuncia misure drastiche ed interventi epocali – dal muro alla frontiera con il Messico alla cancellazione dell’Obamacare, dal vertiginoso aumento delle spese militari ai tagli fiscali per le imprese -, senza fare i conti con il Congresso e la Federal Reserve. Riuscirà a far tornare “grandi” gli USA, come promesso? Per ora, l’importante per lui è che a questo “sogno” dai forti connotati reazionari credano in molti, dentro e fuori gli Stati Uniti.