Qualche giorno fa, un amico che segue le nostre pagine social, in un post in cui invitavamo all’uso della bici e parlavamo di “mobilità lenta”, ci suggerì di usare “mobilità dolce”.
Nel ringraziare per questo invito, lo accogliamo e rilanciamo sul tema della mobilità sostenibile con alcuni materiali di approfondimento:
- Più persone in bici e percorsi ciclabili nuovi, nel comunicato di Legambiente ai sindaci delle città italiane in cui sono inserite 5 misure concrete per la ripartenza post Covid-19 >> clicca qui
- Fiab propone un piano di mobilità ciclistica a Roma, articolo pubblicato su La Repubblica il 14 aprile scorso >> clicca qui
- Le richieste a Conte, fatte da associazioni “amiche della bicicletta”, pubblicate nell’articolo di Raffaele Ricciardi del 16 aprile scorso (articolo per abbonati).Le associazioni chiedono di introdurre nel dl Aprile incentivi alla mobilità dolce e rimborsi chilometrici, il pieno mantenimento delle Ztl e delle soste regolamentate, la creazione di un gruppo di lavoro sul tema e la sensibilizzazione con campagne nazionali.Interessante, in questo articolo, è la sottolineatura di Alessandro Tursi, presidente FIAB, che non ha dubbi su cosa puntare: “A parità di capitale investito, la bicicletta genera cinque volte più lavoro dell’automotive. Certo, fa girare meno soldi nel complesso. Ma noi abbiamo bisogno di lavoro”.
Nel 2019, secondo i dati di Confindustria Ancma, il settore delle due ruote a pedali è cresciuto del 7% a 1,71 milioni di pezzi venduti. Ancor maggiore la progressione delle e-bike, le cui vendite sono salite del 13% pur restando una nicchia da 195 mila pezzi. Il mercato alla fine dell’anno scorso valeva alla vendita 1,35 miliardi.
Ci sono stati recenti studi che hanno parlato di un potenziale di crescita del 6% annuo del mercato, a livello globale, nel decennio al 2029 grazie alla rivoluzione culturale ambientalista e, da ultimo, anche al virus.
Ma Piero Nigrelli, responsabile del settore ciclo di Ancma, è scettico su questi numeri per l’Italia. “Per il momento so che il nostro settore ha perso i due mesi di picco delle vendite, posso stimare che il 35% dei ricavi si sia volatilizzato. Anche ipotizzando una riapertura a maggio e un parziale recupero nei mesi a venire, se il Pil italiano calerà del 9% nel 2020 mi aspetto che il comparto non perda meno del 15-20 per cento”. Quanto alla possibilità che la bici diventi centrale nella mobilità post-Covid, c’è una disillusa speranza: “Può senz’altro dare un contributo importante. Ma finora, a livello del governo, ha sempre prevalso una visione della bicicletta come strumento di divertimento o sport. Tanto che solo grazie ad alcuni prefetti illuminati siamo riusciti a ottenere l’apertura di poche ciclofficine per interventi di emergenza. Un trattamento da ‘diversivo’, non certo da mezzo principale per le famiglie”.
da La Repubblica del 18/04/2020, di Raffaele Ricciardi